In queste parole può essere sintetizzata la finalità della Messa del Povero e la fonte da cui ha avuto origine.
A distanza di 91 anni dalla sua fondazione essa intende proseguire il suo cammino su quella impostazione e con quell’orientamento.
In essa, cioè, si intende assistere «tutto l’uomo, anima e corpo, secondo lo stile della genuina carità.
L’ideale sarebbe quello di risolvere radicalmente i problemi degli assistiti togliendoli dalla loro condizione di mendicanti e sistemandoli in uno stato più umano e decoroso. Purtroppo il problema è assai complesso e le possibilità limitate. Del resto Gesù stesso aveva ammonito: “Dei poveri ne avrete sempre con voi“.1
L’Opera vuole portare il suo modesto contributo di sollievo della sofferenza presso i fratelli più poveri, più dimenticati e forse anche più rifuggiti e allontanati, senza la pretesa di cambiare totalmente una situazione che è sempre esistita e che esisterà sempre, anche in una società più avanzata nell’assistenza sociale. ·
Gli emarginati per colpa della società o per colpa loro, esisteranno sempre: troppi fattori possono interferire nella già grande varietà dei temperamenti individuali. Né è lecito parlare di colpa e di responsabilità personali: Dio solo è giudice delle coscienze! Nella vita di ogni uomo incidono avvenimenti, fatti, influenze che possono portare a delle situazioni che sempre invocheranno una comprensione, un conforto, un aiuto, che sempre cercheranno una mano o una vicinanza amica.
Il cuore umano, anche e forse più ancora, dopo tragici avvenimenti, azioni sbagliate, traumi fisici o psichici, sente sempre nel profondo l’intimo bisogno di un cuore che gli si affianchi e gli cammini vicino.
Per questo l’assistenza materiale che la Messa del Povero può offrire ai suoi amici, entra come ultima componente nella finalità dell’Opera e si pospone all’assistenza spirituale e sociale.
È importante che il povero incontri ancora Dio, anche se viene da vie lontane.
È importante che il povero incontri ancora l’uomo-fratello, anche se dolorose esperienze gli fanno conoscere solo l’uomo-nemico o l’uomo-utile.
È questo il primo impegno della Messa del Povero che si realizza nei momenti di preghiera comunitaria, nell’assistenza alla Santa Messa festiva, nell’ascolto della Parola di Dio, nel ricordo vissuto dei grandi misteri della fede che l’Anno Liturgico ci propone ogni anno. La partecipazione dei poveri in questi incontri è davvero sentita e commovente.
Scoprire l’uomo-fratello.
Sono troppo o sempre soli i poveri. Sempre soli con se stessi e spesso in diffidente guardia contro gli altri, chiunque essi siano.
Hanno bisogno di ritrovarsi tra loro e con altri, in ambiente amico, per ricordare che: «ogni uomo è mio fratello».
È mio fratello l’uomo che vive nella mia condizione,
è mio fratello l’uomo che con me partecipa all’incontro,
è mio fratello l’uomo che prega con me il Padre,
è mio fratello l’uomo che si mette a mio servizio per aiutarmi nelle mie necessità,
è mio fratello anche l’uomo che si scosta da me lungo la strada per non incontrare la mano che si tende.
Questa azione di comprensione e di amicizia trova i suoi momenti negli incontri e nelle conversazioni (che sovente sono sfoghi di un risentimento a lungo covato nell’anima), nelle piccole feste che rallegrano e accomunano che danno modo di vivere una giornata di fraternità serena e spensierata…
1) L’Amore a Gesù Crocifisso, n.2, 1973, p.13