La nostra meditazione non può essere solitaria, ma coinvolge tutti i poveri “cristi” di cui è fatta la storia umana.
Scrive Bergoglio: «Nella croce c’è la storia del mondo».
Su questa storia si fa sentire la voce dell’angelo: “Non è qui, è risorto”. Perché è importante meditare sulla croce? Perché senza la croce non si capisce la risurrezione, risponde Bergoglio.
È la risurrezione il punto di vista per comprendere ciò che accade lungo la via crucis.
Il messaggio di papa Francesco è radicalmente pasquale: si confronta con la storia e con il suo portato di sofferenza, di morte, di dolore, e ne offre una lettura alla luce della risurrezione di Cristo. Non teme di accostarsi alle tante «tombe » della storia e dell’animo umano per far risuonare al loro interno l’annunzio che la morte è stata vinta: «O crediamo nell’ineluttabilità del sepolcro chiuso dalla pietra, l’adottiamo come forme di vita e alimentiamo il nostro cuore con la tristezza, o ci arrischiamo a ricevere l’annuncio dell’angelo: ‘Non è qui, è risorto: e facciamo nostra la gioia, quella “dolce e confortante gioia di evangelizzare” che ci apre la strada a proclamare che Egli è vivo e ci aspetta, in ogni momento, nella Galilea dell’incontro con ciascuno». O la pietra sta o la pietra rotola via: qui è il cuore della fede. Proseguiamo dunque seguendo Bergoglio che medita sulla «via crucis» sullo sfondo della «via lucis.», cioè sul mistero della pesante pietra del sepolcro, che sembra intrappolare la vita umana e la storia, ma che la forza della Pasqua rotola via dal sepolcro.
Gesù condannato a morte La croce di Gesù é la parola con cui Dio ha risposto al male del mondo. A volte ci sembra che Dio non risponda al male, che rimanga in silenzio. In realtà Dio ha parlato, ha risposto, e la sua risposta é la croce di Cristo: una parola che è amore, misericordia, perdono. È anche giudizio: Dio ci giudica amandoci. Ricordiamo questo: Dio ci giudica amandoci. Se accolgo il suo amore sono salvato, se lo rifiuto sono condannato, non da Lui, ma da me stesso, perché Dio non condanna, Lui solo ama e salva.
Cari fratelli, la parola della croce è anche la risposta dei cristiani al male che continua ad agire in noi e intorno a noi. I cristiani devono rispondere al male con il bene, prendendo su di sé la croce. come Gesù. Gesù incontra la madre Non siamo soli, siamo in tanti, siamo un popolo, e lo sguardo della Madonna ci aiuta a guardarci tra noi in modo fraterno. Guardiamoci in modo più fraterno: Maria ci insegna ad avere quello sguardo che cerca di accogliere, di accompagnare, di proteggere. Impariamo a guardarci gli uni gli altri sotto lo sguardo materno di Maria! Ci sono persone che istintivamente consideriamo di meno e che invece ne hanno più bisogno: i più abbandonati, i malati, coloro che non hanno di che vivere, i bambini di strada, coloro che non conoscono Gesù, che non conoscono la tenerezza della Vergine.
In Maria «molti trovano la forza di Dio per sopportare le sofferenze e le stanchezze della vita» (Evangelii gaudium, 286). Frase testuale: «Lì trovano la forza di Dio per sopportare le sofferenze e le stanchezze della vita».
La risposta al male A volte sembra che Dio non risponda al male, che rimanga in silenzio In realtà Dio ha parlato, e la sua risposta é Cristo Sentirsi vulnerabili Soltanto chi si riconosce vulnerabile é capace di solidarietà. Le ferite che cura negli altri sono unguento per le proprie. popolo di fratelli Non siamo soli, siamo in tanti, siamo un popolo E lo sguardo di Maria ci aiuta a guardarci tra noi in modo fraterno Il tesoro nascosto Sulla croce bisogna perdere tutto per vincere tutto: si vende ogni cosa per comprare il campo con il tesoro nascosto.
Gesù é aiutato da Simone di Cirene a portare la croce
Soltanto chi si riconosce vulnerabile è capace di un’azione solidale. Infatti commuoversi («muoversi-con») e compatire ( «patire-con ») chi giace sul bordo della strada sono atteggiamenti di chi sa riconoscere nell’altro la propria stessa immagine, impasto di terra e tesoro, e per questo non la respinge. Al contrario: la ama, le si avvicina e, senza volere, scopre che le ferite che cura nel fratello sono unguento per le proprie.
Perciò parliamo della dignità della persona, di ogni persona, al di là del fatto che la sua vita fisica sia appena un fragile inizio o stia per spegnersi come una candela. Quanto più le sue condizioni di vita sono fragili e vulnerabili, tanto più la persona merita di essere riconosciuta preziosa. E va aiutata, amata, difesa e promossa nella sua dignità. Su questo non si può scendere a patti. Gesù incontra le donne di Gerusalemme Nelle lacrime di una madre o di un padre che piange per i suoi figli si cela la miglior preghiera che si possa fare su questa terra: la preghiera di lacrime silenziose e miti che è come quella della Madonna ai piedi della croce, che sa stare accanto a suo Figlio senza strepiti e scandali, accompagnando, intercedendo.
«Intercedere non ci separa dalla vera contemplazione, perché la contemplazione che lascia fuori gli altri é un inganno. […] Possiamo dire che il cuore di Dio si commuove per l’intercessione, ma in realtà Egli sempre ci anticipa, e quello che possiamo fare con la nostra intercessione è che la sua potenza, il suo amore e la sua lealtà si manifestino con maggiore chiarezza nel popolo » (Evangelii gaudium. 281.283). Gesù muore in croce Questo è l’atteggiamento del cuore di Cristo. L’abbandono nelle mani di Dio, senza pretendere di controllare i risultati della crisi e della tempesta. Abbandono forte, ma non ingenuo… Abbandono che implica fiducia nella paternità di Dio, ma non esime dalla sofferenza dell’agonia: infatti quest’abbandono non ha risposta immediata, e persino Lui stesso è messo alla prova dal silenzio di Dio che può condurre alla tentazione della sfiducia… é grido straziato al culmine della prova: Padre, perché mi hai abbandonato?
Sulla croce bisogna perdere tutto per vincere tutto. È quello il luogo in cui si vende tutto per comprare la pietra preziosa o il campo col tesoro nascosto. Perdere tutto: chi perde la sua vita per me, la troverà…. Nessuno ci obbliga, è un invito. Un invito al «tutto o niente».
Corriere della Sera 19 Mar 2015 Page 33